L’allenatore del futuro? Un uomo solo al comando

Marcello Mancini: "Grande solitudine nel prendere decisioni, ma allenatore appassionato e capace di condividere con gioia la sua professione

Se dovessi fare una riflessione sulla figura dell’allenatore vorrei partire da una breve premessa: l’allenatore di ieri  era colui  che si trovava a fare delle scelte (non solo tecnico tattiche) in completa autonomia senza nessun tipo di supporto. Era un autodidatta, poco aggiornato e solitamente era additato per le “scomode” decisioni prese, il classico “sergente di ferro”. Nel tempo questa figura si è evoluta, si è contornata di uno staff di persone capaci e specializzate  (preparatore atletico, mental trainer, ecc…) sempre pronte a insinuare dubbi e perplessità, o a supportarlo nelle scelte.

Le “nuove” competenze dell’allenatore

L’allenatore ha acquisito molte più competenze rispetto al passato grazie ai corsi allenatori, ai supporti informatici, attuando un vero e proprio approccio personalizzato nel miglioramento della performance. Sebbene abbia molte più competenze, oggi l’allenatore deve avere bene in mente le metodiche di miglioramento della prestazione, capacità comunicative e relazionali ma pur dotandosi di staff competenti, di fondo, rimane la sua grande solitudine nell’attuare scelte decisive.

L’allenatore del futuro lo vedo più “aziendalista”, nel senso buono del termine,  colui che condivide le scelte della Società, migliorando il parco giocatori, capitale della società stessa. Dovrà essere pronto per nuove sfide all’estero acquisendo conoscenze e competenze, aggiornandosi continuamente perché … “panta rei”  non bisogna fermarsi poiché la globalizzazione richiede questi tempi. L’allenatore del futuro non dovrà però mai perdere di vista la base da cui è partito, la passione che è la ragione che lo ha fatto avvicinare al suo sport e non potrà mai dimenticarsi della condivisione, non solo degli obbiettivi ma anche dei sorrisi, della gioia del giocare, dello stare insieme, del confronto e dell’apertura all’altro.

Per questo motivo vi parlo dello “slogan” dell’associazione che ho il piacere di presiedere. “Quando la passione diventa condivisione”.

“C’era una volta un Uomo… un uomo solo al comando

fin da bambino quest’Uomo aveva un sogno da realizzare.

Provava emozione nel sentire l’odore dell’erba appena tagliata, il rotolare del pallone per le vie del suo paese, quel pallone che amava talmente tanto persino da stringerlo a se prima di dormire.

Quante soddisfazioni nel vedere la rete della porta gonfiarsi con i suoi goal

quante escoriazioni alle ginocchia quasi fossero cicatrici di guerra

ma quanta gioia nei suoi occhi illuminati dall’ardore di risultato

Sacrifici, delusioni, porte chiuse in faccia ma sempre con la testa alta come quando si colpisce il pallone

cammino lungo e faticoso ma sempre con lui..il suo pallone stretto a se.

Poi questo bambino si è fatto Uomo e da giocatore è diventato allenatore …ma da allenatore quante volte ha sentito quell’obbligo di perseguire il risultato!

 Negli anni l’iniziale passione si è trasformata in dovere e quel dovere è diventato insostenibile pesantezza ..sofferenza fino a raggiungere la solitudine…

la sete di risultato lo stava distruggendo.

L’Uomo solo al comando, solo con la sua passione quasi incapace di trasmettere l’emozioni da sempre provate.

Ed allora ecco in lontananza giungere in soccorso la condivisione fatta di sorrisi, di mani tese e di abbracci calorosi

quell’uomo solo si è lasciato catturare dall’entusiasmo dei suoi ragazzi

quell’uomo che  primordialmente  ha contaminato la sua squadra nell’appassionarsi  allo sport, ha trovato in essa la forza di risalire

 quella stessa squadra lo ha appagato  nello spirito e l’Uomo solo al comando ha ricominciato a sentire l’odore dell’erba

così quella sete di risultato, si è trasformata proprio in condivisione di obiettivi, risorsa inesauribile

La competizione, l’avidità  e l’egoismo hanno così  lasciato spazio  alla condivisione

Condivisione di sorrisi, di gioia, di libertà, di inclusione oltre le barriere e i pregiudizi di una società che ti vuole per forza campione

Questo il suo obiettivo, L’obiettivo di un Uomo che non è più solo che sogna un calcio condiviso.. non solo di campioni ma fatto di storie di vita quotidiana, di sogni irrealizzati

e tutto questo grazie…. alla passione  che è diventata condivisione …nello sport come nella vita”.

Questo è quello che sarà per me l’allenatore del futuro:

un uomo solo al comando, competente, ma che si appassiona e sa condividere con gioia la sua professione.

di Marcello Mancini

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