Quando penso al futuro non posso fare a meno di ripercorrere un pezzo del mio cammino, infatti sono le nostre storie personali che dovrebbero far riflettere chi detiene il potere di cambiare le cose. Fortunatamente mi sono nutrito di sport fin dalla prima adolescenza, riuscendo ad ottenere risultati di rilievo in diverse discipline…Poi gli impegni familiari hanno preso il sopravvento, relegando le mie aspirazioni di una carriera sportiva prima all’interno di una officina metalmeccanica, poi dietro la scrivania a dirigere l’azienda che prima il nonno poi mio padre avevano sviluppato per decenni.
Lavorando nel settore dell’edilizia, come tutti abbiamo avuto una flessione che, nel giro di pochi anni, ha preso sempre più la china sfavorevole, sfociando in una crisi irreversibile. Quando a cinquant’anni ti trovi senza lavoro e una famiglia da mandare avanti con le sole risorse di tua moglie… diventa difficile non pensare a buttare tutto “acqua e bambino” ma fortunatamente torna fuori lo spirito guerriero dello sportivo, pronto a fare più di un sacrificio e ad inventarsi una professione che magari non è tua ma, fatalmente, lo diventa.
Con questa esperienza alle spalle posso affermare con cognizione di causa che le banche, piccole o grandi che siano, hanno fatto molti errori a livello internazionale (leggasi derivati) ma anche e soprattutto hanno cercato di “far cassa” intervenendo su chi era più debole finanziariamente. I beni che avevano ottenuto in garanzia sono andati all’asta… preda di speculatori che ora non sanno che fare di quel fabbricato perché non c’è nessuno a lavorarci dentro, il tutto senza comunque reperire tutti i fondi che avevano avventatamente assegnato, tanto la loro crisi la sorregge lo Stato.
In questo modo hanno decapitato la classe media, l’unica che aveva in mano le piccole e piccolissime realtà commerciali ed artigiane del Paese, che per molti anni dal dopoguerra ad oggi avevano garantito uno sviluppo dell’economia italiana. Guardatevi attorno… moltissime attività commerciali ed artigiane sono portate avanti da chi proviene da una famiglia di imprenditori, gente abituata a rischiare in proprio per sostenere il suo tenore di vita. Difficilmente troverete chi, come accadeva negli anni ’60, auspica una trasformazione da dipendente ad imprenditore. Quello che succedeva allora è stato uno dei motivi per cui l’Italia è arrivata tra le potenze mondiali, ma oggi è tutto il contrario: si cerca il “posto fisso” per aver meno responsabilità ed impegni personali, disposti a tutto perché… come dice il Ministro del Lavoro, vale più una partita a calcetto di qualsiasi curriculum per essere assunti.
Ecco che ora più che mai proliferano le “conoscenze”, quelli che hanno il potere di collocarti in una cooperativa, una Ausl a caso, una Amministrazione Comunale affine, una municipalizzata qualunque… L’importante è adeguarsi supinamente al potente di turno, magari promettendo un voto o “fingendosi” volontario ad una festa di partito. Il protrarsi di questo stato di cose sta conducendo l’Italia tutta verso un declino non previsto ma prevedibile, gli imprenditori di domani saranno sempre di più stranieri che, ovviamente, non re-investono in Italia ma spesso nel loro paese d’origine… non si parla di razzismo, nemmeno di intolleranza, semplicemente sono i fatti che evolvono in quella direzione.
di Glauco Calderoni