La corsa sfrenata alla produzione della plastica si trasforma in una corsa al riciclo. Tutto ciò potrebbe avere conseguenze positive sull’economia mondiale. Ogni anno nel mondo si producono 300 milioni di tonnellate di plastica, tra gli 8 e i 10 milioni di questi finisco in mare e vanno a formare, tra le altre cose, le mostruose isole di microplastiche che punteggiano gli oceani.
Secondo uno studio della Ellen Macarthur Foundation solo il 14% di questa plastica viene riciclata. Riuscire a intervenire anche per il restante 86% potrebbe fruttare tra gli 80 e i 120 milioni di dollari l’anno, mentre al momento gli imballaggia in plastica generano perdite annuali di circa 40 milioni di dollari secondo una stima del programma delle Nazioni Unite per l’ambiente.
Il limite della Cina all’importazione di plastica da riciclare
La situazione riciclo è drammaticamente peggiorata dopo che, il 18 luglio 2017, la Cina ha messo un limite all’importazione di rifiuti da riciclare. D’ora in poi si concentrerà solo sul riciclo dei propri materiali, che sono più che sufficienti per soddisfare la domanda interna. Questo prospetta per l’Europa, che esportava verso la Cina il 60% dei rifiuti di plastica, un problema enorme di smaltimento del materiale raccolto a causa dell’assenza delle strutture sufficienti per il riciclo.
La Commissione Europea sta correndo ai ripari attraverso una tassa sulla plastica, che in Irlanda esiste dal 2012, per cui potrebbe essere ridotto il consumo degli imballaggi e cambiate le abitudini dei cittadini. Ripensare all’economia basandola sul riciclo sarebbe invece utile a creare circa 200 mila posti di lavoro entro il 2030.