Amazon Ring
Sono tra i dispositivi intelligenti più presenti nelle nostre case: stiamo parlando dei videocitofoni smart, che grazie alla loro connessione alla rete permettono la gestione di numerose funzioni da remoto. Consentono ad esempio a chi è lontano da casa di vedere e parlare con chi suona al campanello e di aprire la porta d’ingresso grazie all’utilizzo di un tablet o uno smartphone connesso al sistema. Tra i modelli più venduti c’è sicuramente Ring, il videocitofono di casa Amazon, che è presente già in centinaia di milioni di abitazioni in tutto il mondo.
Utili sì ma…
Un dispositivo intelligente che offre sicuramente dei vantaggi, ma che secondo alcuni studiosi rappresenta una seria minaccia alla democrazia e una violazione alla privacy. Tra i primi a sollevare il problema un ingegnere software proprio di Amazon, che ha definito questi videocitofoni come incompatibili con una società libera. Ora un’altra esperta rincara la dose. Lauren Bridges dell’Università della Pennsylvania in un articolo sul Guardian, ha affermato che quei dispositivi costituiscono «la più grande rete di sorveglianza civile che gli Stati Uniti abbia mai conosciuto».
Tutti quegli occhi digitali puntati sulla strada sono sempre attivi, pronti ad accendersi e riprendere quando rilevano un movimento: riprese che nessuno garantisce restino private.
App come Neighbors, che permette di caricare online i video registrati da Ring e videocitofoni simili per segnalare eventuali crimini, sono sempre più diffusi. E poi c’è il capitolo della polizia: Amazon ha stretto accordi con oltre 1.800 dipartimenti per permettergli di accedere ai filmati registrati dai dispositivi. Tanti attivisti per i diritti civili hanno chiesto ad Amazon di interrompere questa collaborazione, e c’è chi teme l’avvento del riconoscimento facciale. L’azienda ha ribadito che Ring non dispone di questa tecnologia e non venderà mai il riconoscimento facciale alle forze dell’ordine, ma l’attenzione sul tema resta alta.