C’è mai stata una forma di vita di qualche tipo su Marte? Molti di noi si sono posti questa domanda, e ora il mondo spera di avere una risposta da Perseverance, il rover della Nasa che da febbraio sta esplorando in lungo e in largo il Pianeta rosso.
Il viaggio di Perseverance
Il robot a sei ruote è arrivato su Marte dopo un viaggio di oltre 470 milioni di chilometri e ora, a distanza di alcuni mesi, ha iniziato a muoversi in maniera autonoma attraverso il sofisticato sistema di pilota automatico AutoNav.
Finora il rover era stato guidato a distanza da un team di ingegneri, piloti e scienziati della Nasa, che gli trasmettevano istruzioni e rotte di navigazione anche grazie all’utilizzo di speciali occhiali 3D. Ora però Perseverance ha cominciato a muoversi senza una guida esterna. AutoNav infatti è in grado di elaborare mappe tridimensionali del terreno, identificando i pericoli e pianificando il percorso per evitarli. Grazie a questo sistema, il rover riuscirà a muoversi senza un controllo costante dalla Terra alla velocità di 120 metri all’ora, superando di gran lunga il suo predecessore Curiosity, e potrà così esplorare il fondo del cratere Jezero alla ricerca di segni di vita.
L’esplorazione del cratere Jazero
Miliardi di anni fa, quando su Marte era presente acqua allo stato liquido, Jezero era un lago. Ecco perché questo è il luogo perfetto per andare alla ricerca di tracce di una vita primordiale. L’obiettivo di Perseverance è ora quello di raccogliere campioni che poi verranno analizzati sulla Terra.
Non solo: il rover ci fornirà tantissime informazioni preziose sul clima e sulla geologia del pianeta, preparando così il terreno all’esplorazione umana. Un sogno che nel giro di qualche anno potrebbe diventare realtà.