Se ne parla ormai da un paio d’anni, quando uno studio pubblicato sulla rivista Advanced Optical Materials illustrò al mondo le etichette intelligenti sviluppate dall’Università Bicocca di Milano e dall’Imperial College di Londra. Un’idea simile è stata ripresa per le etichette “smart fresh”, che hanno fatto in questi giorni la loro comparsa sugli scaffali dei supermercati.
Al momento le etichette smart sono applicate alle confezioni di prosciutto cotto della catena britannica Sainsbury’s, la quale ha annunciato che presto potrebbe estenderle anche ad altri prodotti. Si tratta di etichette che, una volta che la confezione su cui sono applicate viene aperta, cambiano colore, trasformandosi dal giallo al viola con il passare dei giorni. Quando sono viola, indicano che oramai il contenuto all’interno è da buttare. Un supporto al consumatore per decidere quando disfarsi di un alimento magari dimenticato nel frigorifero o quando, meglio ancora, provvedere a consumarlo prima che sia tardi, per ridurre gli sprechi alimentari.
Un’altra tipologia di etichette intelligenti sono quelle ideate da un gruppo di ricercatori del Dipartimento di Scienza dei Materiali della Bicocca e dell’Imperial College di Londra con il coordinamento di Luca Beverina, professore associato di Chimica Organica. Il suo funzionamento si basa su una reazione chimica capace di attivare un pigmento organico depositato su una pellicola di silice porosa, che si applica sulla confezione del prodotto. Il pigmento viene “programmato” in modo che sia incolore; se durante il suo tragitto l’alimento non rispetta la catena del freddo l’etichetta assume rapidamente un colore blu chiaro, e se rimane per 3 ore a temperatura ambiente diventa blu scuro. La colorazione è sempre irreversibile, in modo da permettere a consumatori e distributori di sapere se la conservazione dell’alimento sia più o meno compromessa.